BOWIE BY DUFFY, LullaBit, 2016
Hardcover, 128 pagg, 324x218x18 mm, 1032 gr, £ 32,50 [lingua italiana]
DUFFY BOWIE – FIVE SESSIONS, ACC Editions
Hardcover, 212 pagg, 230x190x24 mm, 1075 gr, € 25,00 [lingua inglese]
WONDERFUL MONSTERS (AND SUPER SESSIONS)
Ecco a voi una collezione di magnifici (e poco spaventosi) mostri: un extra-terrestre glam, un pazzo ragazzo iper-truccato, un alieno mascherato da umano, un inquilino sfigurato ed un triste clown dall’esagerato costume.
Magliette, quadri, tatuaggi e applicazioni per lo smartphone. È in questo inizio 2016 che paradossalmente il “marchio” di Aladdin Sane sta riscuotendo la sua massima diffusione presso le masse e i social network di tutto il mondo. Il fulmine rosso e blu sul volto della splendida fenice bianca con i capelli arancioni nata dalle ceneri di Ziggy Stardust è diventato oggi definitivamente il più potente emblema identificativo di David Bowie. E purtroppo anche il più abusato. È lo stesso utilizzato (in shot alternative) per le locandine della grande exibition che sta girando il mondo e che presto approderà anche a Bologna. Un simbolo semplice ma geniale, realizzato dal make-up artist Pierre Laroche (a lui si deve anche il trucco per il video di Life in Mars?), ma fotografato e immortalato per sempre da Brian Duffy, in arte più semplicemente Duffy. Uno di questi scatti fa da copertina anche a questo notevole volume. Il volto è a tre quarti, a rendere ancora più evidente il fulmine.
Non è a tutti gli effetti una pubblicazione nuova di zecca. Perché si tratta in verità della riedizione italiana dell’inglese FIVE SESSIONS, del 2014. In questa prima uscita della nuova etichetta indipendente LullaBit (in collaborazione con la Ono Arte e disponibile anche negli store digitali) cambia il titolo, la lingua e il formato. Il resto rimane quasi tutto uguale. Tra gli innumerevoli fotografi che hanno collaborato con l’artista inglese, Duffy ha avuto il raro privilegio di avere realizzato ben 3 copertine diverse di album di Bowie: Aladdin Sane, Lodger e Scary Monsters. Tre album tanto fondamentali quanto diversissimi, tratti da tre altrettanto diverse e particolarissime session (quella di Lodger è di certo la più anomala, eccentrica e tecnicamente sofisticata).
Se questo non vi basta allora considerate che il titolo della prima edizione straniera di questo libro è giustificato da altre due sedute fotografiche. Perché tra queste pagine forse non ci sarà tutto David Bowie, ma molto del suo meglio negli anni ’70. Il primo lavoro del fotografo con David fu di ritrarre nientemeno che Ziggy Stardust, e qualche anno dopo venne richiamato per immortalare Thomas Jerome Newton, il protagonista finzionale dello sci-fi movie L’uomo che cadde sulla terra. Tra tutti gli scatti qui riprodotti, quelli del 1972 sono forse, paradossalmente, i meno importanti. L’ascesa e la caduta di Ziggy vennero documentate con maggiore precisione e forza da Mick Rock e Sukita. Eppure Duffy riesce a cogliere l’essenza di un’istante della breve vita del marziano del rock. Le immagini sfocate e a colori hanno qualcosa di inedito: Bowie nel suo “costume spaziale” (disegnato dall’amico Freddie Burretti e sfoggiato poche settimane prima a Top Of The Pops) guarda dritto in camera con una strana espressione di spavalda sicurezza, imbarazzante per lo spettatore. Lo si guarda lì, con la sua chitarra rossa sulla schiena… avvolto in un alone di riflessi, e viene da pensare che stiamo guardando davvero un alieno.

Photo Duffy © Duffy Archive
Le foto di David da L’uomo Che Cadde Sulla Terra, primo suo lungometraggio da protagonista, sono invece più numerose: lo vediamo che fuma al trucco, e in numerose altre situazioni dentro e fuori dal set. Ma le più belle sono senza dubbio quelle di lui elegantissimo, con completo nero e borsalino nel deserto delle White Sands. Quasi una prova per il suo prossimo alter ego musicale: un evanescente Thin White Duke che gioca al buio con la propria silhouette e la sabbia del New Mexico. Difficile staccare gli occhi da queste pagine!
Va almeno velocemente menzionata una sesta sessione rimasta nascosta negli archivi di Duffy per più di 40 anni: la signora Bowie posa in topless sorridente, glam e sfacciata. Ma attenzione, non ve ne è alcuna traccia nella nuovissima edizione italiana! Ancora una volta una strana rimozione storica nei confronti di Angie. Una necessaria coerenza o lo zampino dell’ex-marito? E poi ancora gli Spiders, in ritratti un po’ ridicoli, se non fosse che guardando il grande Mick Ronson non si avvertisse la sua mancanza e la sensazione che avrebbe potuto dare molto di più. Una mini-sessione tra le altre più importanti ci regala il ricordo di David nel 1979, in impermeabile e seduto su una poltrona, in compagnia di un simpatico terrier nero, forse in occasione di un incontro di lavoro allo studio del fotografo.

Photo by Chris Duffy, Photo Duffy © Duffy Archive
Questo non è solo un importante raccolta di documenti sulla carriera di David Bowie, ma anche su quella del grande fotografo britannico Duffy, morto pochi anni fa. Qui ne possiamo approfondire la grandezza e il raro talento. Inoltre non mancano testimonianze visive e aneddoti su collaboratori, amici e assistenti presenti al momento di ogni seduta. Dettagliati e precisi sono i contributi scritti da Kevin Cann e da Chris Duffy, il figlio. Una sua particolarissima fotografia del 1980 viene acclusa assieme a quelle del padre. La session era conclusa, il make-up si stava sciogliendo ed il magnifico costume grigio del clown disegnato da Natasha Korniloff era già stato tolto. Tuttavia David acconsente di buon grado di farsi fotografare anche dal ragazzo, il quale scatta un paio di rullini con quel “poco” che è rimasto: è ancora magia!
Qualcuno potrebbe chiedersi per quale motivo un appassionato della musica di David dovrebbe possedere questo libro. Lo capirà dopo averlo sfogliato. Non importa quale delle due edizioni. Se non si hanno problemi con la lingua inglese potete “accontentarvi” della prima (più curato e meno economico il packaging). Ma se vi mancano entrambe, allora correte in libreria.
[Qui potete leggere la nostra intervista a Chris Duffy, il figlio del famoso fotografo.]
Matteo Tonolli