INTERVISTA A TONY VISCONTI
di Eleonora Bagarotti – Agosto 2015

David Bowie & Tony Visconti
E’ difficile incontrare, nel mondo musicale, un personaggio disponibile come Tony Visconti. Quando gli chiediamo di concederci un’intervista, risponde nell’arco di poco tempo e, successivamente, ci invia tantissimo materiale sui suoi progetti.
Tutto questo cozza un po’ con l’assoluto riserbo mantenuto, fino all’ultimo, sull’eccellente grande rentrée di David Bowie, THE NEXT DAY, del quale Visconti – che di Bowie è storico collaboratore – era produttore. «Quello del produttore è un ruolo fondamentale e probabilmente io stesso ho contribuito a renderlo tale. Se è così, credo di aver fatto un favore alla discografia e alla musica perché produrre è impegnativo, non è semplice, occorre una grande sensibilità “mirata”. In passato – prosegue Visconti – ci sono stati gruppi rock leggendari che si sono praticamente autoprodotti, decidendo tutto loro. Ma il risultato di un buon disco poteva anche essere migliore, con il contributo di un valido produttore. Penso ad alcuni album dei Rolling Stones, ad esempio».
Di certo essere messo in disparte, a Visconti non è accaduto. Il suo nome e il suo ruolo (per chi non lo sapesse è anche musicista, di recente impegnato con il suo gruppo nel riproporre dal vivo THE MAN WHO SOLD THE WORLD, il classico del 1970 che ha segnato la sua prima collaborazione con Bowie) hanno contribuito al successo – e alla qualità – di artisti come Marc Bolan, Sparks, Thin Lizzy, Iggy Pop fino a gruppi recentissimi. Tra le collaborazioni degli ultimi anni, gli piace ricordare quella con Morrissey, i Manic Street Preachers e i Kaiser Chiefs. «So che quando loro mi chiamano, lo fanno perché c’è uno spazio importante e vogliono che sia io ad occuparlo. Questo, a più di 70 anni, è il segno tangibile di ciò che ho fatto sino ad ora».
Il suo nome è soprattutto, inevitabilmente, associato a quello di David Bowie. C’è qualcosa che non rifarebbe, o che rifarebbe in modo diverso, tra i lavori del Duca Bianco?
«No. Mi è piaciuto moltissimo il risultato di THE NEXT DAY ma, ripensando a tutti gli album ai quali ho lavorato con David, e con Brian (Eno), il procedimento è sempre stato di un totale confronto e arricchimento reciproco. Dunque, anche il risultato ottenuto era il frutto di un percorso che andava fatto in quel modo».
Le pongo una domanda già sentita perché penso che, con il passare del tempo, possa ottenere più risposte. Se oggi riascolta la Trilogia Berlinese, cosa ne pensa?
«Prima di tutto, mi piace riascoltare certi album a distanza di tempo. Molti tendono a non farlo mentre io lo trovo divertente. Il periodo berlinese lo ricordo molto bene, con un grande fervore di idee da parte di tutti e ovviamente l’ottimo materiale composto da David, che è molto aperto alle idee altrui. Certe intuizioni arrivano ad essere, in un certo senso, uno spartiacque, e hanno un seguito incredibile. Certi lavori restano unici, non sono paragonabili a nient’altro. Ma in un certo senso è come se aprissero un varco e tutti potessero attraversare quello stesso varco per vedere cosa c’è di là>>
E cosa c’è di là oggi, musicalmente parlando?
«E’ una domanda impegnativa. Io sono ottimista: finché ci sono in giro ottimi musicisti, e ne conosco, ci sarà sempre una possibilità di “rottura” e “superamento” per la musica. Se non lo pensassi smetterei di fare questo lavoro, che invece mi tiene ancora molto impegnato».
Essere anche musicista affina le qualità di un producer?
«Nel mio caso è stata una grande risorsa. Se vuole saperlo, tuttora mi piace molto di più suonare che produrre. Continuo a farlo per questo e spero che la salute mi consenta di proseguire a lungo».
Nel 2007 lei ha scritto un’autobiografia, in cui ha parlato molto di Bolan e di Bowie.
«Mi è piaciuto scriverla e sentivo che qualcuno dovesse scrivere del mio rapporto con loro, soprattutto di quello con Marc. Era un artista camaleontico, sono convinto che avrebbe fatto tantissime altre cose straordinarie se fosse rimasto qui con noi».
Mi conceda di rifarle una domanda, sempre “quella” ma doverosa: David Bowie tornerà sul palcoscenico, un giorno o l’altro?
«Credo proprio di no. Si compiono scelte, si portano avanti. E poi, chissà…»
Già, chissà…