Mark Paytress, Steve Pafford, BOWIE STYLE, Omnibus Press
EBook/Paperback, 160 pagg, 309x243x13 mm, 154 gr [lingua inglese]
UN PERSONAGGIO MOLTO, MOLTO COMPLESSO
Diciamo subito che questo bel libro non solo fotografico, uscito principalmente per il mercato inglese nel 2010, non sarà facile da reperire. Ma la buona notizia é che dal 2010 ne è stata resa disponibile una economica versione eBook dello stesso.
Uno dei punti di forza di questo volume erano le numerosissime foto, alcune piuttosto rare (quando vide la stampa internet non era ancora capillarmente diffuso, e la nostra sete nei confronti dei mille volti di Bowie ancora più grande). Purtroppo il “riversamento digitale” non risulta perfetto in quanto non è possibile visualizzare in alta risoluzione le oltre 500 immagini (presenti in diversi formati) a tutto schermo. Peccato.
Ci sono altre ragioni per le quali però vale la pena possedere almeno una delle due versioni di Bowie Style. Il libro affronta la figura di David Robert Jones come artista a 360 gradi sotto i più svariati punti di vista. Questo viene fatto attraverso contributi sia scritti che (come già detto) fotografici. Viene in questo modo delineato il complesso personaggio di David Bowie.
In Gay Games é facile aspettarsi le provocazioni che contraddistinsero gli anni ’70 mentre in The Voyeur of Utter Destruction si disserta su quanto le filosofie pessimistiche del pensiero umano abbiano influenzato e contraddistinto a più riprese la carriera del cantante.
Nel capitoletto I’m Your Fan viene dedicato spazio tra gli altri a Morrissey, Suede, Nine Inch Nails e Nirvana. Due diversi sezioni sono titolate Influences & Heroes. Nella prima (All The Old Dudes) scopriamo tutti gli eroi che hanno contribuito “a formare” il giovane David: da Elvis Presley fino a Marc Bolan, passando per Jacques Brel, Syd Barrett e molti altri. Nella seconda (Fantastic Voyage) vediamo invece quello che lo ha influenzato magari in modo settoriale, ma comunque importante: i Doors, i Krafterwerk, Aleister Crowley, e il Giappone sono solo alcuni esempi.
Poi ancora spazio ai suoi colleghi della musica: chi David ha protetto e “coltivato” (Moot The Hoople, The Astronettes, …) ma soprattutto coloro con i quali ha collaborato dentro e fuori gli studi di registrazione (Bing Crosby, Cher, Bono, …) . Ma ancora chi ne é stato influenzato, anche quelli che hanno osato spingersi fino ai rischiosi limiti della “clonazione” (Gary Numan, Stardust, …). Ci sono capitoli specificatamente dedicati ad alcune dei suoi più riusciti personaggi: Ziggy Stardust, Aladdin Sane, The Thin White Duke. Ma questo naturalmente non poteva essere sufficiente: ecco quindi Bowie animale da palco, attore, modello, pittore, amante, fumatore, businessman, vorace lettore di libri, …
L’ultimo capitolo Futures & Pasts si chiude con una allora recentissima immagine non proprio generosa: David in una posa fotografica un po’ imbalsamata in occasione del conferimento dell’onorificenza di “Commandeur des Arts ed des des Lettres” da parte del governo francese. Ma é sufficiente sfogliare una pagina indietro per ammirare il primo piano sui tacchi che aveva indossato durante l’esibizione ai Brit Awards del 1996, dopo l’appassionata presentazione del fan e Primo Ministro inglese Tony Blair.
In conclusione Style é evidentemente un’opera parziale perché Bowie ha continuato calpestare il pianeta Terra (solo) per i 15 anni successivi. Inoltre alcuni contributi scritti avrebbero potuto beneficiare di maggiore approfondimento, ma fanno certamente il punto della situazione su quello che David era stato fino alla soglia del nuovo millennio. É difficile trovare un’altra pubblicazione che tenta, e in parte riesce, a presentarci piuttosto bene un autore e performer anomalo e singolare, colui che più di chiunque altro nel corso del ‘900 ha toccato, sperimentato e contaminato i campi artistici più disparati, non solo quelli della musica.
Matteo Tonolli